Sabato 20 aprile con inizio alle 20.30 si terrà a Campolongo, nella splendida cornice della villa settecentesca Marcotti-Chiozza, il concerto di chiusura della Masterclass per ensemble d’archi «Il Suono del Silenzio», promossa da ArsNova FVG, in collaborazione con l’Oratorio «Amici per Sempre» e con il patrocinio del Comune di Campolongo Tapogliano. La Masterclass, la cui direzione artistica è affidata al maestro Stefano Sciascia, docente del Conservatorio «Giuseppe Tartini» di Trieste, è rivolta a giovani musicisti provenienti dalla nostra regione e intende promuovere nuovi talenti musicali e favorire il loro ingresso nel mondo del professionismo. ArsNova FVG ha intervistato il direttore artistico.
Quando è nata l’idea di avviare la Masterclass intitolata «Il Suono del Silenzio» a Campolongo?
L’idea è nata al termine del concerto organizzato dalla Società Indologica «Luigi Pio Tessitori» nel mese di ottobre del 2022 nella Chiesa di San Francesco a Cividale del Friuli. In quella occasione ho eseguito la mia composizione per sei contrabbassi «Mantra 22.22», accompagnato da alcuni miei allievi del Conservatorio «Giuseppe Tartini» di Trieste. A seguito di questo evento, che ha avuto un grande successo di pubblico, si è iniziato ad approfondire alcuni temi di solito riservati a certe pratiche meditative, come ad esempio la potenza del suono, che nasce dal silenzio, e l’importanza delle emozioni. L’intenzione era quella di avviare un percorso formativo per strumenti ad arco che avesse al centro del programma didattico alcuni di questi temi applicati al linguaggio musicale, senza l’obbligo di sviluppare solamente un discorso tecnico. Si è quindi deciso di organizzare una Masterclass a Campolongo, dove l’associazione ArsNova FVG aveva da tempo avviato una collaborazione con l’Oratorio «Amici per Sempre» e il Comune di Campolongo Tapogliano, volta a promuovere la musica. La Masterclass, che ha raccolto quattordici adesioni, ha avuto inizio lo scorso mese di novembre e terminerà alla fine del mese di giugno di quest’anno. Durante le lezioni si è dato ampio spazio a questi innovativi temi musicali, in modo da riuscire a modificare, attraverso il suono, la capacità di lavorare col silenzio. L’obiettivo è quello di migliorare la performance dei musicisti attraverso la consapevolezza di una nuova dimensione, raggiunta grazie all’acquisizione di una calma interiore, che influisce direttamente sul respiro, favorendo il superamento della paura.
Nel corso delle sue lezioni lei ha più volte affrontato il tema della paura.
L’insegnamento che ho cercato di trasmettere è quello di raggiungere un certo rapporto con l’armonia che c’è intorno a noi, con il pubblico, e soprattutto di non avere paura. Se suoniamo con un certo grado di consapevolezza noi finiamo inevitabilmente per comunicare agli altri qualcosa. Questa comunicazione è importante e la sua presenza favorisce il superamento della paura. Sia chiaro, la paura c’è sempre prima di suonare, questo è normale. Tuttavia se la nostra prima nota mira a comunicare a chi ascolta un ben preciso contenuto espressivo, allora la paura svanirà. Se invece si pensa solo a eseguire correttamente le note, la paura inevitabilmente permarrà per l’intera durata del concerto. Questo è il segreto per riuscire a suonare in pubblico.
Sicuramente anche l’espressione è qualcosa su cui ci siamo concentrati molto durante la Masterclass. Potrebbe riportare anche la sua visione sull’espressione e più in generale sul suono del silenzio, ricordando le modalità con cui abbiamo lavorato durante la Masterclass?
Per me l’espressione è un qualcosa che inizia addirittura prima del suono. Se non si instaura un rapporto con il silenzio, non si può produrre un suono. Se non si coglie il silenzio che precede il suono, si dà vita ad un suono privo di espressione, inadeguato. Si deve quindi partire dal silenzio ed essere in grado di produrre un suono che entri nel silenzio.
Un’ultima domanda che riguarda il programma, dedicato quest’anno alla musica italiana. Perché questa scelta e su cosa verterà il concerto finale della MasterClass?
Ho scelto questo programma perché amo la musica italiana. Tutti noi siamo stati a Venezia almeno una volta. Il fatto di camminare dove ha camminato Vivaldi, entrare nella sua chiesa, vedere il museo, suonare magari qualche strumento che è passato per le sue mani, non è una cosa da poco. Naturalmente non è una questione di nazionalità, l’importante è che il musicista sia in grado di entrare nella testa e nell’animo del compositore. La prima parte del concerto è un omaggio a Antonio Vivaldi. Dopo un’introduzione strumentale, in cui l’ensemble suonerà la sinfonia in sol maggiore (RV 146) e il concerto per archi in mi minore (RV 134), Paola Tessarollo, Giulia Freschi, Hanna Schmidt, Mattia Pilotto e Mario Roveda saranno protagonisti come solisti nei concerti per due violini in la minore (RV 522) e la maggiore (RV 519) e nel concerto per quattro violini in si minore (RV 580). Nella seconda parte, dedicata a Luigi Boccherini, verrà eseguita la sinfonia in re minore op. 12 n. 4 (G 506) in una versione per archi e clavicembalo.
Giulia Freschi